LA CAPRA FERRATA
Una volta c'era un mestiere che adesso non c'è più: il mestiere di lavandaia.
Allora, quando le lavandaie dovevano fare il loro mestiere, passo dopo passo - con in testa un cesto pieno di robe sporche - se ne andavano a lavare per i signori del paese i panni sporchi alla fontana o al fiume vicini.
Questa volta in un paese viveva una lavandaia, Concettina, che aveva un figlio di nome Ferruccio.
In quel paese erano tutti amici, si aiutavano in caso di bisogno: i ragazzi giocavano insieme e la vita scorreva tranquilla; ma questa tranquillità era spesso interrotta da un pericolo che incombeva su tutti e di cui non riuscivano a liberarsi: la capra Ferrata.
Era una capra grossa come un toro, con delle corna enormi, di una ferocia mai vista: quando arrivava, quasi ruggendo come un leone, distruggeva tutto; tutti avevano paura di lei e correvano a nascondersi sprangando bene le porte delle case.
Un giorno di questa storia capitò che la mamma di Ferruccio doveva andare come al solito alla fontana fuori paese a lavare e stendere la biancheria; prima di uscire raccomandò al figlio:
Chiudi bene la porta! Stai dentro! La capra è qua attorno!
La mamma a fare il mestiere di lavandaia e il figlio a fare il bravo figlio ubbidiente nella casa sprangata.
Capitò che (in paese tutti erano amici) dopo un po' arrivarono gli amici di Ferruccio. Quando gli amici-banditi lo chiamarono invitandolo a venire fuori per organizzare una "guerra" contro i "nemici". Ferruccio, anche se bravo e ubbidiente, non seppe resistere all'invito e, uscito a razzo dalla casa, dimenticò di serrare ben bene la porta e la lasciò socchiusa.
Mentre Ferruccio, dimenticando le raccomandazioni, si allontanava con gli amici, la capra ferrata non vuoi che capitò proprio da quelle parti? E non vuoi che vedendo la porta di quella casa socchiusa entrò?
Immaginatevi che macello combinò: rovesciò mobili, mangiò tutto quello che le capitava a tiro e... Distrusse tutto!
Intanto mamma Concettina, finito il suo lavoro, stava ritornando a casa, quando da lontano vide Ferruccio che giocava alla guerra.
Ferruccio, che fai qui? Ti avevo raccomandato di rimanere chiuso in casa!
Sono venuti i miei amici e non potevo dire di no - rispose Ferruccio.
Andarono di corsa verso casa, ma ormai era troppo tardi: dall'interno si sentivano i rumori e i versi della capra. Mamma e figlio erano disperati, come avrebbero fatto a liberarsi di quel flagello?
Arrivarono gli altri abitanti del paese, armati di forche, bastoni, uncini, falci, tutti avrebbero voluto ammazzare la capra, ma questa sembrava sempre più inferocita e nessuno osò affrontarla, anzi, ai suoi ruggiti, fuggirono tutti spaventati dai ruggiti della capra.
Ferruccio e la sua mamma, in lacrime, rimasero da soli fuori della loro casa, quando sulla spalla di Ferruccio si posò fischiettando un uccellino:
Ferruccio, perché piangi? Non aver paura! La faccio uscire io! - cinguettò l'uccellino.
Infatti, l'uccellino entrò dal camino e si fermò sull'armadio più alto, dove la capra non poteva arrivare. Fece qualche gorgheggio e cominciò:
Se vengo lì, col mio beccuccio la testa ti sbuccio e poi ti accuccio.
La capra ruggiva minacciosa, cercando di intimorire anche l'uccellino. Quest'ultimo, senza scomporsi, continuò a ripetere il suo avvertimento:
Se vengo lì, col mio beccuccio la testa ti sbuccio e poi ti accuccio.La capra, vista la mala parata, se ne scappò, lasciando così via libera a Ferruccio e a sua madre, che non sapevano come ringraziare l'uccellino.Quello che non erano riusciti a fare in tanti, armati fino ai denti, riuscì invece a farlo l'uccellino, armato solo di un piccolo becco.Storia non è più ai banditi facciamo cucù.
Allora, quando le lavandaie dovevano fare il loro mestiere, passo dopo passo - con in testa un cesto pieno di robe sporche - se ne andavano a lavare per i signori del paese i panni sporchi alla fontana o al fiume vicini.
Questa volta in un paese viveva una lavandaia, Concettina, che aveva un figlio di nome Ferruccio.
In quel paese erano tutti amici, si aiutavano in caso di bisogno: i ragazzi giocavano insieme e la vita scorreva tranquilla; ma questa tranquillità era spesso interrotta da un pericolo che incombeva su tutti e di cui non riuscivano a liberarsi: la capra Ferrata.
Era una capra grossa come un toro, con delle corna enormi, di una ferocia mai vista: quando arrivava, quasi ruggendo come un leone, distruggeva tutto; tutti avevano paura di lei e correvano a nascondersi sprangando bene le porte delle case.
Un giorno di questa storia capitò che la mamma di Ferruccio doveva andare come al solito alla fontana fuori paese a lavare e stendere la biancheria; prima di uscire raccomandò al figlio:
Chiudi bene la porta! Stai dentro! La capra è qua attorno!
La mamma a fare il mestiere di lavandaia e il figlio a fare il bravo figlio ubbidiente nella casa sprangata.
Capitò che (in paese tutti erano amici) dopo un po' arrivarono gli amici di Ferruccio. Quando gli amici-banditi lo chiamarono invitandolo a venire fuori per organizzare una "guerra" contro i "nemici". Ferruccio, anche se bravo e ubbidiente, non seppe resistere all'invito e, uscito a razzo dalla casa, dimenticò di serrare ben bene la porta e la lasciò socchiusa.
Mentre Ferruccio, dimenticando le raccomandazioni, si allontanava con gli amici, la capra ferrata non vuoi che capitò proprio da quelle parti? E non vuoi che vedendo la porta di quella casa socchiusa entrò?
Immaginatevi che macello combinò: rovesciò mobili, mangiò tutto quello che le capitava a tiro e... Distrusse tutto!
Intanto mamma Concettina, finito il suo lavoro, stava ritornando a casa, quando da lontano vide Ferruccio che giocava alla guerra.
Ferruccio, che fai qui? Ti avevo raccomandato di rimanere chiuso in casa!
Sono venuti i miei amici e non potevo dire di no - rispose Ferruccio.
Andarono di corsa verso casa, ma ormai era troppo tardi: dall'interno si sentivano i rumori e i versi della capra. Mamma e figlio erano disperati, come avrebbero fatto a liberarsi di quel flagello?
Arrivarono gli altri abitanti del paese, armati di forche, bastoni, uncini, falci, tutti avrebbero voluto ammazzare la capra, ma questa sembrava sempre più inferocita e nessuno osò affrontarla, anzi, ai suoi ruggiti, fuggirono tutti spaventati dai ruggiti della capra.
Ferruccio e la sua mamma, in lacrime, rimasero da soli fuori della loro casa, quando sulla spalla di Ferruccio si posò fischiettando un uccellino:
Ferruccio, perché piangi? Non aver paura! La faccio uscire io! - cinguettò l'uccellino.
Infatti, l'uccellino entrò dal camino e si fermò sull'armadio più alto, dove la capra non poteva arrivare. Fece qualche gorgheggio e cominciò:
Se vengo lì, col mio beccuccio la testa ti sbuccio e poi ti accuccio.
La capra ruggiva minacciosa, cercando di intimorire anche l'uccellino. Quest'ultimo, senza scomporsi, continuò a ripetere il suo avvertimento:
Se vengo lì, col mio beccuccio la testa ti sbuccio e poi ti accuccio.La capra, vista la mala parata, se ne scappò, lasciando così via libera a Ferruccio e a sua madre, che non sapevano come ringraziare l'uccellino.Quello che non erano riusciti a fare in tanti, armati fino ai denti, riuscì invece a farlo l'uccellino, armato solo di un piccolo becco.Storia non è più ai banditi facciamo cucù.
Intervista sulla fiabaRICCARDO: era una capra forte come un toro e se trovava qualche casa aperta si chiudeva dentro e rompeva tutto
MATILDE: la mamma di ferruccio lavavaMATTIA: la lavanderiaFRANCESCO P.: stendeva i panni nel lagoMARUA: la mamma dice a Ferruccio ….FRANCESCO R.: di chiudere la portaMATTIA: bene, beneVICTOR: all’inizio ubbidiseALESSANDRO: prima si, poi arrivano gli amici e è andato a giocare con loro e si è scordato di chiudere la porta bene, beneMICHELLE: è arrivata la capra e ha rotto tuttoFRANCESCO P.: quando la mamma è arrivata la mamma e gli abitanti del villaggio hanno avuto paura e sono scappati e la mamma si è messa a piangere.ALESSANDRO: è venuto un uccellino è entrato dal camino e ha detto alla capra che l’avrebbe sbucciata col suo becco e l’avrebbe messa a cuccia e la capra si è spaventata e se ne è andata
VOI UBBIDITE SEMPRE A MAMMA E PAPA’?
FRANCESCO P.: io ubbidisco sempreALESSANDRO: mamma e papà mi dicono le regole e io le rispetto, se mi dicono: “spengi il nintendo” io lo spengoFRANCESCO R.: quando mamma mi dice di non giocare quando cucina io lo faccioVICTOR: di non aprire la porta a nessunoGIOVANNA: io ubbidisco a tuttoRICCARDO: a me dicono di apparecchiare con loro e io vadoLORENZO: per lavare i piatti ubbidisco, per andare a letto tardi non ubbidiscoMATILDE: quando a mamma serve una mano a fare il letto io l’aiutoALESSIA: io ubbidisco in tuttoFATIMA: anche ioGIULIO: quando mi dicono di mettere le maglie a lavare le mettoLAVINIA: quando mamma mi dice vai a tavola, io vado