lunedì 4 giugno 2012
martedì 15 maggio 2012
LA CAPRA FERRATA (fiaba italiana)
LA CAPRA FERRATA
Una volta c'era un mestiere che adesso non c'è più: il mestiere di lavandaia.
Allora, quando le lavandaie dovevano fare il loro mestiere, passo dopo passo - con in testa un cesto pieno di robe sporche - se ne andavano a lavare per i signori del paese i panni sporchi alla fontana o al fiume vicini.
Questa volta in un paese viveva una lavandaia, Concettina, che aveva un figlio di nome Ferruccio.
In quel paese erano tutti amici, si aiutavano in caso di bisogno: i ragazzi giocavano insieme e la vita scorreva tranquilla; ma questa tranquillità era spesso interrotta da un pericolo che incombeva su tutti e di cui non riuscivano a liberarsi: la capra Ferrata.
Era una capra grossa come un toro, con delle corna enormi, di una ferocia mai vista: quando arrivava, quasi ruggendo come un leone, distruggeva tutto; tutti avevano paura di lei e correvano a nascondersi sprangando bene le porte delle case.
Un giorno di questa storia capitò che la mamma di Ferruccio doveva andare come al solito alla fontana fuori paese a lavare e stendere la biancheria; prima di uscire raccomandò al figlio:
Chiudi bene la porta! Stai dentro! La capra è qua attorno!
La mamma a fare il mestiere di lavandaia e il figlio a fare il bravo figlio ubbidiente nella casa sprangata.
Capitò che (in paese tutti erano amici) dopo un po' arrivarono gli amici di Ferruccio. Quando gli amici-banditi lo chiamarono invitandolo a venire fuori per organizzare una "guerra" contro i "nemici". Ferruccio, anche se bravo e ubbidiente, non seppe resistere all'invito e, uscito a razzo dalla casa, dimenticò di serrare ben bene la porta e la lasciò socchiusa.
Mentre Ferruccio, dimenticando le raccomandazioni, si allontanava con gli amici, la capra ferrata non vuoi che capitò proprio da quelle parti? E non vuoi che vedendo la porta di quella casa socchiusa entrò?
Immaginatevi che macello combinò: rovesciò mobili, mangiò tutto quello che le capitava a tiro e... Distrusse tutto!
Intanto mamma Concettina, finito il suo lavoro, stava ritornando a casa, quando da lontano vide Ferruccio che giocava alla guerra.
Ferruccio, che fai qui? Ti avevo raccomandato di rimanere chiuso in casa!
Sono venuti i miei amici e non potevo dire di no - rispose Ferruccio.
Andarono di corsa verso casa, ma ormai era troppo tardi: dall'interno si sentivano i rumori e i versi della capra. Mamma e figlio erano disperati, come avrebbero fatto a liberarsi di quel flagello?
Arrivarono gli altri abitanti del paese, armati di forche, bastoni, uncini, falci, tutti avrebbero voluto ammazzare la capra, ma questa sembrava sempre più inferocita e nessuno osò affrontarla, anzi, ai suoi ruggiti, fuggirono tutti spaventati dai ruggiti della capra.
Ferruccio e la sua mamma, in lacrime, rimasero da soli fuori della loro casa, quando sulla spalla di Ferruccio si posò fischiettando un uccellino:
Ferruccio, perché piangi? Non aver paura! La faccio uscire io! - cinguettò l'uccellino.
Infatti, l'uccellino entrò dal camino e si fermò sull'armadio più alto, dove la capra non poteva arrivare. Fece qualche gorgheggio e cominciò:
Se vengo lì, col mio beccuccio la testa ti sbuccio e poi ti accuccio.
La capra ruggiva minacciosa, cercando di intimorire anche l'uccellino. Quest'ultimo, senza scomporsi, continuò a ripetere il suo avvertimento:
Se vengo lì, col mio beccuccio la testa ti sbuccio e poi ti accuccio.La capra, vista la mala parata, se ne scappò, lasciando così via libera a Ferruccio e a sua madre, che non sapevano come ringraziare l'uccellino.Quello che non erano riusciti a fare in tanti, armati fino ai denti, riuscì invece a farlo l'uccellino, armato solo di un piccolo becco.Storia non è più ai banditi facciamo cucù.
Allora, quando le lavandaie dovevano fare il loro mestiere, passo dopo passo - con in testa un cesto pieno di robe sporche - se ne andavano a lavare per i signori del paese i panni sporchi alla fontana o al fiume vicini.
Questa volta in un paese viveva una lavandaia, Concettina, che aveva un figlio di nome Ferruccio.
In quel paese erano tutti amici, si aiutavano in caso di bisogno: i ragazzi giocavano insieme e la vita scorreva tranquilla; ma questa tranquillità era spesso interrotta da un pericolo che incombeva su tutti e di cui non riuscivano a liberarsi: la capra Ferrata.
Era una capra grossa come un toro, con delle corna enormi, di una ferocia mai vista: quando arrivava, quasi ruggendo come un leone, distruggeva tutto; tutti avevano paura di lei e correvano a nascondersi sprangando bene le porte delle case.
Un giorno di questa storia capitò che la mamma di Ferruccio doveva andare come al solito alla fontana fuori paese a lavare e stendere la biancheria; prima di uscire raccomandò al figlio:
Chiudi bene la porta! Stai dentro! La capra è qua attorno!
La mamma a fare il mestiere di lavandaia e il figlio a fare il bravo figlio ubbidiente nella casa sprangata.
Capitò che (in paese tutti erano amici) dopo un po' arrivarono gli amici di Ferruccio. Quando gli amici-banditi lo chiamarono invitandolo a venire fuori per organizzare una "guerra" contro i "nemici". Ferruccio, anche se bravo e ubbidiente, non seppe resistere all'invito e, uscito a razzo dalla casa, dimenticò di serrare ben bene la porta e la lasciò socchiusa.
Mentre Ferruccio, dimenticando le raccomandazioni, si allontanava con gli amici, la capra ferrata non vuoi che capitò proprio da quelle parti? E non vuoi che vedendo la porta di quella casa socchiusa entrò?
Immaginatevi che macello combinò: rovesciò mobili, mangiò tutto quello che le capitava a tiro e... Distrusse tutto!
Intanto mamma Concettina, finito il suo lavoro, stava ritornando a casa, quando da lontano vide Ferruccio che giocava alla guerra.
Ferruccio, che fai qui? Ti avevo raccomandato di rimanere chiuso in casa!
Sono venuti i miei amici e non potevo dire di no - rispose Ferruccio.
Andarono di corsa verso casa, ma ormai era troppo tardi: dall'interno si sentivano i rumori e i versi della capra. Mamma e figlio erano disperati, come avrebbero fatto a liberarsi di quel flagello?
Arrivarono gli altri abitanti del paese, armati di forche, bastoni, uncini, falci, tutti avrebbero voluto ammazzare la capra, ma questa sembrava sempre più inferocita e nessuno osò affrontarla, anzi, ai suoi ruggiti, fuggirono tutti spaventati dai ruggiti della capra.
Ferruccio e la sua mamma, in lacrime, rimasero da soli fuori della loro casa, quando sulla spalla di Ferruccio si posò fischiettando un uccellino:
Ferruccio, perché piangi? Non aver paura! La faccio uscire io! - cinguettò l'uccellino.
Infatti, l'uccellino entrò dal camino e si fermò sull'armadio più alto, dove la capra non poteva arrivare. Fece qualche gorgheggio e cominciò:
Se vengo lì, col mio beccuccio la testa ti sbuccio e poi ti accuccio.
La capra ruggiva minacciosa, cercando di intimorire anche l'uccellino. Quest'ultimo, senza scomporsi, continuò a ripetere il suo avvertimento:
Se vengo lì, col mio beccuccio la testa ti sbuccio e poi ti accuccio.La capra, vista la mala parata, se ne scappò, lasciando così via libera a Ferruccio e a sua madre, che non sapevano come ringraziare l'uccellino.Quello che non erano riusciti a fare in tanti, armati fino ai denti, riuscì invece a farlo l'uccellino, armato solo di un piccolo becco.Storia non è più ai banditi facciamo cucù.
Intervista sulla fiabaRICCARDO: era una capra forte come un toro e se trovava qualche casa aperta si chiudeva dentro e rompeva tutto
MATILDE: la mamma di ferruccio lavavaMATTIA: la lavanderiaFRANCESCO P.: stendeva i panni nel lagoMARUA: la mamma dice a Ferruccio ….FRANCESCO R.: di chiudere la portaMATTIA: bene, beneVICTOR: all’inizio ubbidiseALESSANDRO: prima si, poi arrivano gli amici e è andato a giocare con loro e si è scordato di chiudere la porta bene, beneMICHELLE: è arrivata la capra e ha rotto tuttoFRANCESCO P.: quando la mamma è arrivata la mamma e gli abitanti del villaggio hanno avuto paura e sono scappati e la mamma si è messa a piangere.ALESSANDRO: è venuto un uccellino è entrato dal camino e ha detto alla capra che l’avrebbe sbucciata col suo becco e l’avrebbe messa a cuccia e la capra si è spaventata e se ne è andata
VOI UBBIDITE SEMPRE A MAMMA E PAPA’?
FRANCESCO P.: io ubbidisco sempreALESSANDRO: mamma e papà mi dicono le regole e io le rispetto, se mi dicono: “spengi il nintendo” io lo spengoFRANCESCO R.: quando mamma mi dice di non giocare quando cucina io lo faccioVICTOR: di non aprire la porta a nessunoGIOVANNA: io ubbidisco a tuttoRICCARDO: a me dicono di apparecchiare con loro e io vadoLORENZO: per lavare i piatti ubbidisco, per andare a letto tardi non ubbidiscoMATILDE: quando a mamma serve una mano a fare il letto io l’aiutoALESSIA: io ubbidisco in tuttoFATIMA: anche ioGIULIO: quando mi dicono di mettere le maglie a lavare le mettoLAVINIA: quando mamma mi dice vai a tavola, io vado
giovedì 19 aprile 2012
L’ORSO INGANNATO DALLA VOLPE (Moldavia)
Scuola dell'infanzia di via Mazzini
C’era una volta una volpe molto furba, come tutte le volpi. Aveva tanta fame e per tutta la notte cercò qualcosa da mangiare ma senza riuscirci, così, non sapendo cosa fare si mise sotto un cespuglio a riposare e pensare.
All’improvviso sentì odore di pesce e guardando verso la strada vide un carro pieno di pesce. “Hmmm! E’ questo il cibo che cercavo“ pensò la volpe e si mise in mezzo alla strada fingendosi morta.
Quando il pescatore vide la volpe pensò subito che avrebbe fatto una bella sorpresa alla moglie con un coprispalle di pelliccia, così prese la volpe e la caricò sul carretto.
La volpe furba allora iniziò a buttare tutti i pesci giù dal carro, quando non ce ne furono più scese anche lui dal carro raccolse tutto il pesce e lo portò nella sua tana.
Mentre la volpe mangiava arrivò un orso che vedendo tutto quel pesce chiese alla volpe di dividerne un po’ con lei.
La volpe che non aveva alcuna intenzione di dividere il pesce con l’orso, gli disse che avrebbe potuto prenderne molto di più se avesse messo la sua coda nel lago e avesse aspettato fino alla mattina seguente che i pesci si attaccassero, poi avrebbe dovuto tirare la coda con forza e tutti i pesci attaccati alla coda sarebbero caduti a riva.
L’orso era indeciso ma l’odorino del pesce gli aveva messo appetito e così seguì il consiglio della volpe, andò al lago e si sedette con la coda nel lago. Quella notte era molto fredda, l’orso era intirizzito ma non si mosse. L’acqua si ghiacciò e diventò pesante vicino alla coda dell’orso e lui pensò di aver preso molto pesce, così la tirò con tutta la forza che aveva, ma il ghiaccio era più forte e così la coda si staccò dalla schiena dell’orso.
Dal dolore e dalla rabbia l’orso andò dalla volpe per vendicarsi, ma la volpe furba si nascose su un albero e così l’orso fu ingannato dalla volpe e rimase senza coda.
All’improvviso sentì odore di pesce e guardando verso la strada vide un carro pieno di pesce. “Hmmm! E’ questo il cibo che cercavo“ pensò la volpe e si mise in mezzo alla strada fingendosi morta.
Quando il pescatore vide la volpe pensò subito che avrebbe fatto una bella sorpresa alla moglie con un coprispalle di pelliccia, così prese la volpe e la caricò sul carretto.
La volpe furba allora iniziò a buttare tutti i pesci giù dal carro, quando non ce ne furono più scese anche lui dal carro raccolse tutto il pesce e lo portò nella sua tana.
Mentre la volpe mangiava arrivò un orso che vedendo tutto quel pesce chiese alla volpe di dividerne un po’ con lei.
La volpe che non aveva alcuna intenzione di dividere il pesce con l’orso, gli disse che avrebbe potuto prenderne molto di più se avesse messo la sua coda nel lago e avesse aspettato fino alla mattina seguente che i pesci si attaccassero, poi avrebbe dovuto tirare la coda con forza e tutti i pesci attaccati alla coda sarebbero caduti a riva.
L’orso era indeciso ma l’odorino del pesce gli aveva messo appetito e così seguì il consiglio della volpe, andò al lago e si sedette con la coda nel lago. Quella notte era molto fredda, l’orso era intirizzito ma non si mosse. L’acqua si ghiacciò e diventò pesante vicino alla coda dell’orso e lui pensò di aver preso molto pesce, così la tirò con tutta la forza che aveva, ma il ghiaccio era più forte e così la coda si staccò dalla schiena dell’orso.
Dal dolore e dalla rabbia l’orso andò dalla volpe per vendicarsi, ma la volpe furba si nascose su un albero e così l’orso fu ingannato dalla volpe e rimase senza coda.
martedì 17 aprile 2012
MARTEDI’ NDER (Senegal)
Scuola dell'infanzia di via Mazzini
C’era una volta un villaggio in Senegal, al confine con la Mauritania, che si chiamava Walo. Gli abitanti di Walo erano spesso in conflitto con i mauritani perche’ questi ultimi volevano prendere le donne di Walo per farne delle schiave.
C’era una volta un villaggio in Senegal, al confine con la Mauritania, che si chiamava Walo. Gli abitanti di Walo erano spesso in conflitto con i mauritani perche’ questi ultimi volevano prendere le donne di Walo per farne delle schiave.
Un martedì mentre gli uomini di Walo erano a lavorare nei campi, i mauritani arrivarono al villaggio per prendere le donne, le donne però, per evitare di diventare schiave, si riunirono tutte dentro una capanna e si dettero fuoco.
Quando gli uomini di Walo videro il fumo, capirono che qualcosa stava succedendo, così tornarono al villaggio e scoprirono i mauritani, combatterono e vinsero, ma ormai era troppo tardi perché le donne erano tutte morte bruciate.
FRANCESCO P.: gli uomini di uno le volevano prendere per farle schiave
RICCARDO: ma le donne non volevano e si chiudono tutte in una capanna
ALESSIA: e accendono il fuoco
FRANCESCO R.: gli uomini se ne accorgono e corrono ma è tardi
FRANCESCO P.: così nessuno ha vinto
CHE VUOL DIRE ESSERE SCHIAVIFRANCESCO P.: che devono lavorare tutto il giorno le donne e i maschi non fanno nienteALESSIA: le schiave non smettevano mai se no le ammazzavano
FRANCESCO P.: e nemmeno le pagavano
ALESSIA: e nemmeno le facevano bere lavoravano, poverine, e gli uomini andavano a dormire, le donne danno fuoco alla capanna per non essere schiave.
LA SCHIAVITU’ E’ GIUSTA?TUTTI: noooo
UNA PERSONA QUANDO NON E’ SCHIAVA E’LAVINIA: libera, la schiavitù è una cosa sbagliata perché quelle donne le facevano lavorare trattandole male
MATTIA: uno che può fare quello che vuole è libero
MA SI PUO’ FARE TUTTO?FRANCESCO P.: può fare quello che vuole, anche non lavorare, però ci sono le regole da rispettare
RICCARDO: in tutti i Paesi del mondo le persone vogliono essere libere
YASSER: però bisogna rispettare le regole
CARLOTTA: quelle del Paese dove stiamo
MICHELLE: ma in tutti i Paesi ci sono le regole
ALESSIA: e allora c’è il rispetto
FRANCESCO P.: sennò siamo cattivi, se si fa i bravi si guadagnano le cose
MATTIA: e un Paese funziona meglio
FRANCESCO P.: e tutti dobbiamo essere educati
FRANCESCO R.: e rispettare tutto, anche noi
RICCARDO: e gli altri
FRANCESCA: e le regole
DOMANDE ALLA MAMMMA DI FATIMAFRANCESCO P.: ma ci sono i telefoni?
MAMMA: ora si, tanto tempo fa no e allora mandavamo le lettere
ALESSANDRO: che giochi ci sono nel tuo Paese?
MAMMA: tipo la vostra campana
YASSER: che mangiate?
MAMMA: da noi si mangiano i cereali e poco riso e niente pasta
ALESSANDRO: a scuola?
MAMMA: andavamo a piedi e ci mettevo tanto tempo
CARLOTTA: il bagno in casa ce l’avevi?
MAMMA: si
FRANCESCO P.: le case erano uguali?
MAMMA: no l’acqua si andava a prendere al pozzo, 20 anni fa non c’erano i rubinetti
FRANCESCA: cosa c’è in Senegal?
MAMMA: in Senegal c’è il mare, leoni, serpenti, elefanti.
sabato 14 aprile 2012
I secchi d’acqua (Albania)
Scuola dell'infanzia di via Mazzini
Come ogni giorno, tre donne stavano intorno alla fontana ad attingere l’acqua. Lì accanto si era fermato a riposare un vecchio signore che veniva da un villaggio lontano. Disse una donna all’altra: - Mio figlio è svelto e coraggioso. - Il mio canta come un usignolo, disse la seconda. La terza donna se ne stava in silenzio. - Perché non ci dici qualcosa di tuo figlio? la sollecitarono le due donne. - Che cosa c’è da dire? È un ragazzo come gli altri, non c’è niente di speciale in lui, rispose la donna. Quando i secchi furono pieni d’acqua, le donne si avviarono verso casa e anche il vecchio si incamminò insieme a loro. A un tratto, corsero loro incontro i tre figli. Il primo si mise a fare ripetuti salti con scioltezza e agilità. La madre sorrise orgogliosa. Il secondo intonò una canzone con una voce melodiosa. Anche sua madre sorrise orgogliosa. Il terzo figlio corse dalla madre, prese i secchi pieni d’acqua dalle sue mani e si avviò verso casa. Le donne allora si rivolsero al vecchio: - Che cosa ne pensi dei nostri figli? - E dove sono? Io vedo solo un figlio, rispose l’uomo.
Come ogni giorno, tre donne stavano intorno alla fontana ad attingere l’acqua. Lì accanto si era fermato a riposare un vecchio signore che veniva da un villaggio lontano. Disse una donna all’altra: - Mio figlio è svelto e coraggioso. - Il mio canta come un usignolo, disse la seconda. La terza donna se ne stava in silenzio. - Perché non ci dici qualcosa di tuo figlio? la sollecitarono le due donne. - Che cosa c’è da dire? È un ragazzo come gli altri, non c’è niente di speciale in lui, rispose la donna. Quando i secchi furono pieni d’acqua, le donne si avviarono verso casa e anche il vecchio si incamminò insieme a loro. A un tratto, corsero loro incontro i tre figli. Il primo si mise a fare ripetuti salti con scioltezza e agilità. La madre sorrise orgogliosa. Il secondo intonò una canzone con una voce melodiosa. Anche sua madre sorrise orgogliosa. Il terzo figlio corse dalla madre, prese i secchi pieni d’acqua dalle sue mani e si avviò verso casa. Le donne allora si rivolsero al vecchio: - Che cosa ne pensi dei nostri figli? - E dove sono? Io vedo solo un figlio, rispose l’uomo.
Come aiuto gli altri?
Pignatello: L'aiuto a mettere la tavola
Alessia: Aggiustando i letti
Lorenzo D. : Non l'aiuto
Rosati: Piego i panni
Francesca: Lavo i piatti
Carlotta: Lavo i panni e apparecchio
Matilde : Piego i vestiti
Pignatello: Massaggio i piedi a mamma e a mia sorella
Sofia: L'aiuto a fare il letto
Syria: A tagliare l'anguria
Vittorio: L'aiuto ad accendere la lavatrice
Alice: io porto i panno sporchi nella cesta
Gilda : Guardo la mia sorellina
Matteo C. : L'aiuto a lavare le pentole
Eleonora : A cucinare
Daniele : Lavo il pavimento, i piatti e apparecchio
Riccardo: L'aiuto a fare un po' troppo tutto anche ad apparecchiare
Giulio: Pulisco il pavimento col secchio
Gaia: Ad apparecchiare con acqua bicchieri e tovaglioli
Andrea: Aiuto nonna a lavare i bicchieri, i vetri
Guela: io sono albanese
Ferdinando: Io aiuto la mia mamma e il mio babbo
Matteo B. : Io aiuto mamma quando sta male
Victor: Anche io
Giamila : Io porto la spesa
Mirko: Quando la mamma sta male gli porto un orsetto
Noemi: Io aiuto tutti in casa
Francesca: Vorrei portare i sacchetti ma la mamma non vuole
Giamila : Mamma dice che sono brava
Rossella: Aiuto babbo quando me lo chiede
Benedetta: Apro le portelle quando scarica le balle d'acqua
Ferdinando : Aiuto mamma con le borse pesanti
Yassen : Pulisco tutta casa
Gaia: Aiuto solo il mio babbo
Bianca: Aiuto mamma a fare i lavori
Selene: io aiuto mamma a cucinare la gallina
Matteo T. : La mia mamma non ha bisogno di niente
Michele: Metto a posto i giochi insieme ad Asia
Pignatello: L'aiuto a mettere la tavola
Alessia: Aggiustando i letti
Lorenzo D. : Non l'aiuto
Rosati: Piego i panni
Francesca: Lavo i piatti
Carlotta: Lavo i panni e apparecchio
Matilde : Piego i vestiti
Pignatello: Massaggio i piedi a mamma e a mia sorella
Sofia: L'aiuto a fare il letto
Syria: A tagliare l'anguria
Vittorio: L'aiuto ad accendere la lavatrice
Alice: io porto i panno sporchi nella cesta
Gilda : Guardo la mia sorellina
Matteo C. : L'aiuto a lavare le pentole
Eleonora : A cucinare
Daniele : Lavo il pavimento, i piatti e apparecchio
Riccardo: L'aiuto a fare un po' troppo tutto anche ad apparecchiare
Giulio: Pulisco il pavimento col secchio
Gaia: Ad apparecchiare con acqua bicchieri e tovaglioli
Andrea: Aiuto nonna a lavare i bicchieri, i vetri
Guela: io sono albanese
Ferdinando: Io aiuto la mia mamma e il mio babbo
Matteo B. : Io aiuto mamma quando sta male
Victor: Anche io
Giamila : Io porto la spesa
Mirko: Quando la mamma sta male gli porto un orsetto
Noemi: Io aiuto tutti in casa
Francesca: Vorrei portare i sacchetti ma la mamma non vuole
Giamila : Mamma dice che sono brava
Rossella: Aiuto babbo quando me lo chiede
Benedetta: Apro le portelle quando scarica le balle d'acqua
Ferdinando : Aiuto mamma con le borse pesanti
Yassen : Pulisco tutta casa
Gaia: Aiuto solo il mio babbo
Bianca: Aiuto mamma a fare i lavori
Selene: io aiuto mamma a cucinare la gallina
Matteo T. : La mia mamma non ha bisogno di niente
Michele: Metto a posto i giochi insieme ad Asia
domenica 18 marzo 2012
La novella di Buchettino/novella toscana
Scuola dell'infanzia di via Mazzini
C'era una volta babbo e mamma, e aveano un bambino tanto piccino che lo chiamavano Buchettino. Buchettino un giorno andò fori di casa, e salì sul fico dell'Orco; venne l'Orco e lo chiuse n'il sacco. Va a casa e dice alla moglie: " Moglíera, mogliera, metti a foco la caldaia per cocere Buchettino ". L'Orchessa dice: " Buchettino, spogliati "; e Buchettino: " Spogliati prima te, e poi mi spoglierò io ". Fa tanto che l'Orchessa la si spoglia; quando si è spogliata, lui la piglia e la butta in caldaia; e scappa sul tetto.
Torna a casa l'Orco: - Ohi ho voglia di metterrni a mangiare il mi' Buchettino - Quando Buchettino sente che è tornato l'Orco, e che si è messo a mangiare, dice di sul tetto: " E tu credi di mangiar me; e tu mangi la tu' moglie ". Dice l'Orco: " 0 di dove vien questa voce? " Gli nacque de' sospetti, e si messe in orecchio, e sentì un'altra volta: " E tu credi di mangiar me; e tu mangi la tu moglie ". Allora cominciò a chiamarlo: " Buchettino "
e Buchettino gli risponde. " Dimmi, come hai tu fatto a salire costassù? " - " Se fossi grullo a dirtelo! Se tu vieni quassù, tu mi mangi". "No, Buchettino, dimmelo, poerino, 'un ti mangio ". " Senti come ho fatto: ho preso tutti i piatti, e ho fatto una scala; poi son venuto quassù ". E l'Orco fece la scala e quando fu in mezzo alla scala, ecco si rovesciò' tutti i piatti, e l'Orco cascò in terra, e si fece male. " Buchettino, dimmelo come hai tu fatto a salire costassù? " - " Ho fatto una scala di bicchieri e son salito quassù ". E la fa anche l'Orco. Cominciò a salire; quando fu salito a mezzo, si rovinò tutta la scala; e giù a terra un'altra volta, e l'Orcaccio rimase stramortito. Dopo un poco, quando si fu riavuto: " Buchettino, dimmi la verità: come hai tu fatto a salire costassù? " - " Ho fatto una scala tutta di fiaschi, e poi son salito quassù ". L'Orco, gua', la fece anche lui. Quando l'ebbe quasi salita tutta, si rovinò la scala un'altra volta, e venne giù, e rimase morto. Buchettino dopo un pezzetto discese giù, vedde l'Orco morto, tornò a casa sua, e rimase padrone della casa dell'Orco.
Se ne stette, se ne godette,
A me nulla mi dette.
Fírenze.
Riflessioni sulla storia
Jamila: è una storia toscana
Alice: doveva andare a scuola
Rossella: era saluto su un albero
Eleonora: di fichi
Olga: lo mette nel sacco e lo porta a casa sua perché voleva mangiarlo
Rossella: Buchettino era furbo
Francesco P.: aveva un coltello e si va a nascondere sul tetto
Alice: l’orco crede di mangiare Buchettino
Francesco P.: ma mangia sua moglie
Rossella: l’orco vuole salire sul tetto per mangiarlo
Alice: l’orco cadò giù e muore, Buchettino era più furbo
Martina: l’hanno chiamato Buchettino perché era piccolo
Francesco P.: come un buco
Matteo C.: l’orco è cattivo
Lorenzo: E' una storia toscana , lo capisco dalle parole dell'orco
Matilde: E' una storia italiana
Chiara: E' un bambino, andava sul fico dell'albero
Riccardo: Andava a scuola ,vuole mangiare i fichi ma spunta l'orco
Matteo B.: L'orco ha fame
Annalisa: L'orco lo prende e lo mette in un sacchetto
Chiara: Gli chiede se li da un fico
Alessandro: E' shereck, ma è un orco cattivo
Ferdinando: Dammelo con la tua mano
Iassem: Tira fuori la mano
Michel: Lo porta nella casa dell'orco
Gilda: Dice a sua moglie di farlo arrosto
Selene: Buchettino è dentro un sacco
Jassem: Rompe il sacchetto e scappa
Sonia: Rompe il sacco con un coltello
Francesco: Rompe il sacco
Annalisa: Dammi i fichi
Michel: Va nell'orto e si mette a mangiare i fichi
Francesca: Ripassa Buchettino dall'orto dell'orco
Alessandro: arriva l'orco
Selene: E' grosso l'orco
Jastin: muore l'orco
Fabio: cade e muore
Annalisa: i cattivi perdono sempre
Chiara: L'orco è proprio ton tolone
PERCHE’ L’ORCO E’ SEMPRE CATTIVO?
Francesca P.: dalla faccia
Eleonora: ha i denti piccoli
CHI VINCE?
Francesca: i buoni
Jacopo: il più furbo
Francesco P.: Ercole è intelligente
AVETE MAI VISTO UN FICO?
Asia: io li ho mangiati
Jacopo: sono rotondi
Daniele: come le mele
Andrea: io non li ho visti
Eleonora: crescono nell’albero e sono marroncini
Francesco R.: io li ho visti ma non li ho mangiati
Jamila: a casa del mio nonno c’è un albero
Francesco P.: si comprano al mercarto
C'era una volta babbo e mamma, e aveano un bambino tanto piccino che lo chiamavano Buchettino. Buchettino un giorno andò fori di casa, e salì sul fico dell'Orco; venne l'Orco e lo chiuse n'il sacco. Va a casa e dice alla moglie: " Moglíera, mogliera, metti a foco la caldaia per cocere Buchettino ". L'Orchessa dice: " Buchettino, spogliati "; e Buchettino: " Spogliati prima te, e poi mi spoglierò io ". Fa tanto che l'Orchessa la si spoglia; quando si è spogliata, lui la piglia e la butta in caldaia; e scappa sul tetto.
Torna a casa l'Orco: - Ohi ho voglia di metterrni a mangiare il mi' Buchettino - Quando Buchettino sente che è tornato l'Orco, e che si è messo a mangiare, dice di sul tetto: " E tu credi di mangiar me; e tu mangi la tu' moglie ". Dice l'Orco: " 0 di dove vien questa voce? " Gli nacque de' sospetti, e si messe in orecchio, e sentì un'altra volta: " E tu credi di mangiar me; e tu mangi la tu moglie ". Allora cominciò a chiamarlo: " Buchettino "
e Buchettino gli risponde. " Dimmi, come hai tu fatto a salire costassù? " - " Se fossi grullo a dirtelo! Se tu vieni quassù, tu mi mangi". "No, Buchettino, dimmelo, poerino, 'un ti mangio ". " Senti come ho fatto: ho preso tutti i piatti, e ho fatto una scala; poi son venuto quassù ". E l'Orco fece la scala e quando fu in mezzo alla scala, ecco si rovesciò' tutti i piatti, e l'Orco cascò in terra, e si fece male. " Buchettino, dimmelo come hai tu fatto a salire costassù? " - " Ho fatto una scala di bicchieri e son salito quassù ". E la fa anche l'Orco. Cominciò a salire; quando fu salito a mezzo, si rovinò tutta la scala; e giù a terra un'altra volta, e l'Orcaccio rimase stramortito. Dopo un poco, quando si fu riavuto: " Buchettino, dimmi la verità: come hai tu fatto a salire costassù? " - " Ho fatto una scala tutta di fiaschi, e poi son salito quassù ". L'Orco, gua', la fece anche lui. Quando l'ebbe quasi salita tutta, si rovinò la scala un'altra volta, e venne giù, e rimase morto. Buchettino dopo un pezzetto discese giù, vedde l'Orco morto, tornò a casa sua, e rimase padrone della casa dell'Orco.
Se ne stette, se ne godette,
A me nulla mi dette.
Fírenze.
Riflessioni sulla storia
Jamila: è una storia toscana
Alice: doveva andare a scuola
Rossella: era saluto su un albero
Eleonora: di fichi
Olga: lo mette nel sacco e lo porta a casa sua perché voleva mangiarlo
Rossella: Buchettino era furbo
Francesco P.: aveva un coltello e si va a nascondere sul tetto
Alice: l’orco crede di mangiare Buchettino
Francesco P.: ma mangia sua moglie
Rossella: l’orco vuole salire sul tetto per mangiarlo
Alice: l’orco cadò giù e muore, Buchettino era più furbo
Martina: l’hanno chiamato Buchettino perché era piccolo
Francesco P.: come un buco
Matteo C.: l’orco è cattivo
Lorenzo: E' una storia toscana , lo capisco dalle parole dell'orco
Matilde: E' una storia italiana
Chiara: E' un bambino, andava sul fico dell'albero
Riccardo: Andava a scuola ,vuole mangiare i fichi ma spunta l'orco
Matteo B.: L'orco ha fame
Annalisa: L'orco lo prende e lo mette in un sacchetto
Chiara: Gli chiede se li da un fico
Alessandro: E' shereck, ma è un orco cattivo
Ferdinando: Dammelo con la tua mano
Iassem: Tira fuori la mano
Michel: Lo porta nella casa dell'orco
Gilda: Dice a sua moglie di farlo arrosto
Selene: Buchettino è dentro un sacco
Jassem: Rompe il sacchetto e scappa
Sonia: Rompe il sacco con un coltello
Francesco: Rompe il sacco
Annalisa: Dammi i fichi
Michel: Va nell'orto e si mette a mangiare i fichi
Francesca: Ripassa Buchettino dall'orto dell'orco
Alessandro: arriva l'orco
Selene: E' grosso l'orco
Jastin: muore l'orco
Fabio: cade e muore
Annalisa: i cattivi perdono sempre
Chiara: L'orco è proprio ton tolone
PERCHE’ L’ORCO E’ SEMPRE CATTIVO?
Francesca P.: dalla faccia
Eleonora: ha i denti piccoli
CHI VINCE?
Francesca: i buoni
Jacopo: il più furbo
Francesco P.: Ercole è intelligente
AVETE MAI VISTO UN FICO?
Asia: io li ho mangiati
Jacopo: sono rotondi
Daniele: come le mele
Andrea: io non li ho visti
Eleonora: crescono nell’albero e sono marroncini
Francesco R.: io li ho visti ma non li ho mangiati
Jamila: a casa del mio nonno c’è un albero
Francesco P.: si comprano al mercarto
VI E’ PIACIUTO L’ORCO?Daniele: a me si, Buchettino era furbo, l’orco era grandeMatteo T: Buchettino era piccinoRossella: l’orco era pesante la scala si rovesciava, Buchettino era leggeroAndrea: mi è piaciuto perché ha fatto la scala di bicchieriFrancesco P.: mi è piaciuto quando buchettino dice che mangiava la sua moglie
COME PUO’ ESSERE L’ORCOFrancesco P.: brutto, dalla faccia cattiva, con la barbaRossella: grosso e pesanteAndrea: i piedi grandiRossella: la barba arancioneFrancesco R.: il cappello e i pantaloni da vecchio, i capelli marroniFrancesco P.: le mani grandi e gli occhi neriMichelle: ha i dentini grandi
PERCHE’ E’ CATTIVOFrancesco P.: perché vuole mangiare tantoRossella: perché vuole mangiare buchettino
QUANDO QUALCUNO E’ CATTIVO?Francesco P.: quando picchiaFrancesco R.: quando urlaFrancesco P.: quando non ascolta le maestre e quando uno parla e l’altro chiaccheraFrancesco R.: quando rubano le cose o quando uno parla e l’altro chiaccheraMatteo T.: quando tira la sabbia
CONOSCETE PERSONE CATTIVEFrancesco P.: mia sorella si arrabbia per ogni cosaAndrea: la mia sorella non è cattiva (non ha sorelle)
PER ESSERE BUONI COSA BISOGNA FARE...A SCUOLADaniele: giocare con le costruzioni insiemeFrancesco P.: essere amici di tuttiMichelle: volersi beneFrancesco R.: non dire parolacceRossella: imparareFrancesco R.: imparare a giocare beneCarlotta: ascoltare
FUORIFrancesco P.: dare sempre la manoVittorio: fare le bolleMatteo T.: camminare sul marciapiedeOlga.: attraversare sulle righeFrancesco R.: non aprire gli sportelli quando papà guidaGiulio: guardare da tutte e due le parti
A CASAAndrea: fare i compitiOlga: le palline sono rovesciate tutte sotto il letto e io le ho raccattate
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