lunedì 4 giugno 2012




                              STORY TELLING



                                TRAVELIG WITH...THE FROG FAMILY


Classe I B - Scuola Primaria Via Mascagni


sabato 2 giugno 2012

   
 La storia del bruco Tommasino



CLASSE  I  B  SCUOLA  PRIMARIA  VIA  MASCAGNI 


martedì 15 maggio 2012

LA CAPRA FERRATA (fiaba italiana)

LA CAPRA FERRATA
Una volta c'era un mestiere che adesso non c'è più: il mestiere di lavandaia.
Allora, quando le lavandaie dovevano fare il loro mestiere, passo dopo passo - con in testa un cesto pieno di robe sporche - se ne andavano a lavare per i signori del paese i panni sporchi alla fontana o al fiume vicini.
Questa volta in un paese viveva una lavandaia, Concettina, che aveva un figlio di nome Ferruccio.
In quel paese erano tutti amici, si aiutavano in caso di bisogno: i ragazzi giocavano insieme e la vita scorreva tranquilla; ma questa tranquillità era spesso interrotta da un pericolo che incombeva su tutti e di cui non riuscivano a liberarsi: la capra Ferrata.
Era una capra grossa come un toro, con delle corna enormi, di una ferocia mai vista: quando arrivava, quasi ruggendo come un leone, distruggeva tutto; tutti avevano paura di lei e correvano a nascondersi sprangando bene le porte delle case.
Un giorno di questa storia capitò che la mamma di Ferruccio doveva andare come al solito alla fontana fuori paese a lavare e stendere la biancheria; prima di uscire raccomandò al figlio:
Chiudi bene la porta! Stai dentro! La capra è qua attorno!
La mamma a fare il mestiere di lavandaia e il figlio a fare il bravo figlio ubbidiente nella casa sprangata.
Capitò che (in paese tutti erano amici) dopo un po' arrivarono gli amici di Ferruccio. Quando gli amici-banditi lo chiamarono invitandolo a venire fuori per organizzare una "guerra" contro i "nemici". Ferruccio, anche se bravo e ubbidiente, non seppe resistere all'invito e, uscito a razzo dalla casa, dimenticò di serrare ben bene la porta e la lasciò socchiusa.
Mentre Ferruccio, dimenticando le raccomandazioni, si allontanava con gli amici, la capra ferrata non vuoi che capitò proprio da quelle parti? E non vuoi che vedendo la porta di quella casa socchiusa entrò?
Immaginatevi che macello combinò: rovesciò mobili, mangiò tutto quello che le capitava a tiro e... Distrusse tutto!
Intanto mamma Concettina, finito il suo lavoro, stava ritornando a casa, quando da lontano vide Ferruccio che giocava alla guerra.
Ferruccio, che fai qui? Ti avevo raccomandato di rimanere chiuso in casa!
Sono venuti i miei amici e non potevo dire di no - rispose Ferruccio.
Andarono di corsa verso casa, ma ormai era troppo tardi: dall'interno si sentivano i rumori e i versi della capra. Mamma e figlio erano disperati, come avrebbero fatto a liberarsi di quel flagello?
Arrivarono gli altri abitanti del paese, armati di forche, bastoni, uncini, falci, tutti avrebbero voluto ammazzare la capra, ma questa sembrava sempre più inferocita e nessuno osò affrontarla, anzi, ai suoi ruggiti, fuggirono tutti spaventati dai ruggiti della capra.
Ferruccio e la sua mamma, in lacrime, rimasero da soli fuori della loro casa, quando sulla spalla di Ferruccio si posò fischiettando un uccellino:
Ferruccio, perché piangi? Non aver paura! La faccio uscire io! - cinguettò l'uccellino.
Infatti, l'uccellino entrò dal camino e si fermò sull'armadio più alto, dove la capra non poteva arrivare. Fece qualche gorgheggio e cominciò:
Se vengo lì, col mio beccuccio la testa ti sbuccio e poi ti accuccio.
La capra ruggiva minacciosa, cercando di intimorire anche l'uccellino. Quest'ultimo, senza scomporsi, continuò a ripetere il suo avvertimento:
Se vengo lì, col mio beccuccio la testa ti sbuccio 
 e poi ti accuccio.La capra, vista la mala parata, se ne scappò, lasciando così via libera a Ferruccio e a sua madre, che non sapevano come ringraziare l'uccellino.Quello che non erano riusciti a fare in tanti, armati fino ai denti, riuscì invece a farlo l'uccellino, armato solo di un piccolo becco.Storia non è più ai banditi facciamo cucù.
Intervista sulla fiabaRICCARDO: era una capra forte come un toro e se trovava qualche casa aperta si chiudeva dentro e rompeva tutto
MATILDE:  la mamma di ferruccio lavavaMATTIA: la lavanderiaFRANCESCO P.: stendeva i panni nel lagoMARUA: la mamma dice a Ferruccio ….FRANCESCO R.: di chiudere la portaMATTIA: bene, beneVICTOR: all’inizio ubbidiseALESSANDRO: prima si, poi arrivano gli amici e è andato a giocare con loro e si è scordato di chiudere la porta bene, beneMICHELLE: è arrivata la capra e ha rotto tuttoFRANCESCO P.: quando la mamma è arrivata la mamma e gli abitanti del villaggio hanno avuto paura e sono scappati e la mamma si è messa a piangere.ALESSANDRO: è venuto un uccellino è entrato dal camino e ha detto alla capra che l’avrebbe sbucciata col suo becco e l’avrebbe messa a cuccia e la capra si è spaventata e se ne è andata
VOI UBBIDITE SEMPRE A MAMMA E PAPA’?
FRANCESCO P.: io ubbidisco sempreALESSANDRO: mamma e papà mi dicono le regole e io le rispetto, se mi dicono: “spengi il nintendo” io lo spengoFRANCESCO R.: quando mamma mi dice di non giocare quando cucina io lo faccioVICTOR: di non aprire la porta a nessunoGIOVANNA: io ubbidisco a tuttoRICCARDO: a me dicono di apparecchiare con loro e io vadoLORENZO: per lavare i piatti ubbidisco, per andare a letto tardi non ubbidiscoMATILDE: quando a mamma serve una mano a fare il letto io l’aiutoALESSIA: io ubbidisco in tuttoFATIMA: anche ioGIULIO: quando mi dicono di mettere le maglie a lavare le mettoLAVINIA: quando mamma mi dice vai a tavola, io vado

giovedì 19 aprile 2012

L’ORSO INGANNATO DALLA VOLPE (Moldavia)

Scuola dell'infanzia di via Mazzini
C’era una volta una volpe molto furba, come tutte le volpi. Aveva tanta fame e per tutta la notte cercò qualcosa da mangiare ma senza riuscirci, così, non sapendo cosa fare si mise sotto un cespuglio a riposare e pensare.
All’improvviso sentì odore di pesce e guardando verso la strada vide un carro pieno di pesce. “Hmmm! E’ questo il cibo che cercavo“ pensò la volpe e si mise in mezzo alla strada fingendosi morta.
Quando il pescatore vide la volpe pensò subito che avrebbe fatto una bella sorpresa alla moglie con un coprispalle di pelliccia, così prese la volpe e la caricò sul carretto.
La volpe furba allora iniziò a buttare tutti i pesci giù dal carro, quando non ce ne furono più scese anche lui dal carro raccolse tutto il pesce e lo portò nella sua tana.
Mentre la volpe mangiava arrivò un orso che vedendo tutto quel pesce chiese alla volpe di dividerne un po’ con lei.
La volpe che non aveva alcuna intenzione di dividere il pesce con l’orso, gli disse che avrebbe potuto prenderne molto di più se avesse messo la sua coda nel lago e avesse aspettato fino alla mattina seguente che i pesci si attaccassero, poi avrebbe dovuto tirare la coda con forza e tutti i pesci attaccati alla coda sarebbero caduti a riva.
L’orso era indeciso ma l’odorino del pesce gli aveva messo appetito e così seguì il consiglio della volpe, andò al lago e si sedette con la coda nel lago. Quella notte era molto fredda, l’orso era intirizzito ma non si mosse. L’acqua si ghiacciò e diventò pesante vicino alla coda dell’orso e lui pensò di aver preso molto pesce, così la tirò con tutta la forza che aveva, ma il ghiaccio era più forte e così la coda si staccò dalla schiena dell’orso.
Dal dolore e dalla rabbia l’orso andò dalla volpe per vendicarsi, ma la volpe furba si nascose su un albero e così l’orso fu ingannato dalla volpe e rimase senza coda.


martedì 17 aprile 2012

MARTEDI’ NDER (Senegal)

Scuola dell'infanzia di via Mazzini
C’era una volta un villaggio in Senegal, al confine con la Mauritania, che si chiamava Walo. Gli abitanti di Walo erano spesso in conflitto con i mauritani perche’ questi ultimi volevano prendere le donne di Walo per farne delle schiave.
Un martedì mentre gli uomini di Walo erano a lavorare nei campi, i mauritani arrivarono al villaggio per prendere le donne, le donne però, per evitare di diventare schiave, si riunirono tutte dentro una capanna e si dettero fuoco.
Quando gli uomini di Walo videro il fumo, capirono che qualcosa stava succedendo, così tornarono al villaggio e scoprirono i mauritani, combatterono e vinsero, ma ormai era troppo tardi perché le donne erano tutte morte bruciate. 


INTERVISTA FRANCESCA: Due Paesi litigavano per le donne
FRANCESCO P.: gli uomini di uno le volevano prendere per farle schiave
RICCARDO: ma le donne non volevano e si chiudono tutte in una capanna
ALESSIA: e accendono il fuoco
FRANCESCO R.: gli uomini se ne accorgono e corrono ma è tardi
FRANCESCO P.: così nessuno ha vinto
CHE VUOL DIRE ESSERE SCHIAVIFRANCESCO P.: che devono lavorare tutto il giorno le donne e i maschi non fanno nienteALESSIA: le schiave non smettevano mai se no le ammazzavano
FRANCESCO P.: e nemmeno le pagavano
ALESSIA: e nemmeno le facevano bere lavoravano, poverine, e gli uomini andavano a dormire, le donne danno fuoco alla capanna per non essere schiave.

LA SCHIAVITU’ E’ GIUSTA?TUTTI: noooo

UNA PERSONA QUANDO NON E’ SCHIAVA E’LAVINIA: libera, la schiavitù è una cosa sbagliata perché quelle donne le facevano lavorare trattandole male
MATTIA: uno che può fare quello che vuole è libero

MA SI PUO’ FARE TUTTO?FRANCESCO P.: può fare quello che vuole, anche non lavorare, però ci sono le regole da rispettare
RICCARDO: in tutti i Paesi del mondo le persone vogliono essere libere
YASSER: però bisogna rispettare le regole
CARLOTTA: quelle del Paese dove stiamo
MICHELLE: ma in tutti i Paesi ci sono le regole
ALESSIA: e allora c’è il rispetto
FRANCESCO P.: sennò siamo cattivi, se si fa i bravi si guadagnano le cose
MATTIA: e un Paese funziona meglio
FRANCESCO P.: e tutti dobbiamo essere educati
FRANCESCO R.: e rispettare tutto, anche noi
RICCARDO: e gli altri
FRANCESCA: e le regole

DOMANDE ALLA MAMMMA DI FATIMAFRANCESCO P.: ma ci sono i telefoni?
MAMMA: ora si, tanto tempo fa no e allora mandavamo le lettere
ALESSANDRO: che giochi ci sono nel tuo Paese?
MAMMA: tipo la vostra campana
YASSER: che mangiate?
MAMMA: da noi si mangiano i cereali e poco riso e niente pasta
ALESSANDRO: a scuola?
MAMMA: andavamo a piedi e ci mettevo tanto tempo
CARLOTTA: il bagno in casa ce l’avevi?
MAMMA: si
FRANCESCO P.: le case erano uguali?
MAMMA: no l’acqua si andava a prendere al pozzo, 20 anni fa non c’erano i rubinetti
FRANCESCA: cosa c’è in Senegal?
MAMMA: in Senegal c’è il mare, leoni, serpenti, elefanti.

sabato 14 aprile 2012

I secchi d’acqua (Albania)

Scuola dell'infanzia di via Mazzini
Come ogni giorno, tre donne stavano intorno alla fontana ad attingere l’acqua. Lì accanto si era fermato a riposare un vecchio signore che veniva da un villaggio lontano. Disse una donna all’altra: - Mio figlio è svelto e coraggioso. - Il mio canta come un usignolo, disse la seconda. La terza donna se ne stava in silenzio. - Perché non ci dici qualcosa di tuo figlio? la sollecitarono le due donne. - Che cosa c’è da dire? È un ragazzo come gli altri, non c’è niente di speciale in lui, rispose la donna. Quando i secchi furono pieni d’acqua, le donne si avviarono verso casa e anche il vecchio si incamminò insieme a loro. A un tratto, corsero loro incontro i tre figli. Il primo si mise a fare ripetuti salti con scioltezza e agilità. La madre sorrise orgogliosa. Il secondo intonò una canzone con una voce melodiosa. Anche sua madre sorrise orgogliosa. Il terzo figlio corse dalla madre, prese i secchi pieni d’acqua dalle sue mani e si avviò verso casa. Le donne allora si rivolsero al vecchio: - Che cosa ne pensi dei nostri figli? - E dove sono? Io vedo solo un figlio, rispose l’uomo.

 Come aiuto gli altri?
Pignatello: L'aiuto a mettere la tavola
Alessia: Aggiustando i letti
Lorenzo D. : Non l'aiuto
Rosati: Piego i panni
Francesca: Lavo i piatti
Carlotta: Lavo i panni e apparecchio
Matilde : Piego i vestiti
Pignatello: Massaggio i piedi a mamma e a mia sorella
Sofia: L'aiuto a fare il letto
Syria: A tagliare l'anguria
Vittorio: L'aiuto ad accendere la lavatrice
Alice: io porto i panno sporchi nella cesta
Gilda : Guardo la mia sorellina
Matteo C. : L'aiuto a lavare le pentole
Eleonora : A cucinare
Daniele : Lavo il pavimento, i piatti e apparecchio
Riccardo: L'aiuto a fare un po' troppo tutto anche ad apparecchiare
Giulio: Pulisco il pavimento col secchio
Gaia: Ad apparecchiare con acqua bicchieri e tovaglioli
Andrea: Aiuto nonna a lavare i bicchieri, i vetri
Guela: io sono albanese
Ferdinando: Io aiuto la mia mamma e il mio babbo
Matteo B. : Io aiuto mamma quando sta male
Victor: Anche io
Giamila : Io porto la spesa
Mirko: Quando la mamma sta male gli porto un orsetto
Noemi: Io aiuto tutti in casa
Francesca: Vorrei portare i sacchetti ma la mamma non vuole
Giamila : Mamma dice che sono brava
Rossella: Aiuto babbo quando me lo chiede
Benedetta: Apro le portelle quando scarica le balle d'acqua
Ferdinando : Aiuto mamma con le borse pesanti
Yassen : Pulisco tutta casa
Gaia: Aiuto solo il mio babbo
Bianca: Aiuto mamma a fare i lavori
Selene: io aiuto mamma a cucinare la gallina
Matteo T. : La mia mamma non ha bisogno di niente
Michele: Metto a posto i giochi insieme ad Asia

domenica 18 marzo 2012

La novella di Buchettino/novella toscana

Scuola dell'infanzia di via Mazzini
C'era una volta babbo e mamma, e aveano un bambino tanto piccino che lo chiamavano Buchettino. Buchettino un giorno andò fori di casa, e salì sul fico dell'Orco; venne l'Orco e lo chiuse n'il sacco. Va a casa e dice alla moglie: " Moglíera, mogliera, metti a foco la caldaia per cocere Buchettino ". L'Orchessa dice: " Buchettino, spogliati "; e Buchettino: " Spogliati prima te, e poi mi spoglierò io ". Fa tanto che l'Orchessa la si spoglia; quando si è spogliata, lui la piglia e la butta in caldaia; e scappa sul tetto.
Torna a casa l'Orco: - Ohi ho voglia di metterrni a mangiare il mi' Buchettino - Quando Buchettino sente che è tornato l'Orco, e che si è messo a mangiare, dice di sul tetto: " E tu credi di mangiar me; e tu mangi la tu' moglie ". Dice l'Orco: " 0 di dove vien questa voce? " Gli nacque de' sospetti, e si messe in orecchio, e sentì un'altra volta: " E tu credi di mangiar me; e tu mangi la tu moglie ". Allora cominciò a chiamarlo: " Buchettino "
e Buchettino gli risponde. " Dimmi, come hai tu fatto a salire costassù? " - " Se fossi grullo a dirtelo! Se tu vieni quassù, tu mi mangi". "No, Buchettino, dimmelo, poerino, 'un ti mangio ". " Senti come ho fatto: ho preso tutti i piatti, e ho fatto una scala; poi son venuto quassù ". E l'Orco fece la scala e quando fu in mezzo alla scala, ecco si rovesciò' tutti i piatti, e l'Orco cascò in terra, e si fece male. " Buchettino, dimmelo come hai tu fatto a salire costassù? " - " Ho fatto una scala di bicchieri e son salito quassù ". E la fa anche l'Orco. Cominciò a salire; quando fu salito a mezzo, si rovinò tutta la scala; e giù a terra un'altra volta, e l'Orcaccio rimase stramortito. Dopo un poco, quando si fu riavuto: " Buchettino, dimmi la verità: come hai tu fatto a salire costassù? " - " Ho fatto una scala tutta di fiaschi, e poi son salito quassù ". L'Orco, gua', la fece anche lui. Quando l'ebbe quasi salita tutta, si rovinò la scala un'altra volta, e venne giù, e rimase morto. Buchettino dopo un pezzetto discese giù, vedde l'Orco morto, tornò a casa sua, e rimase padrone della casa dell'Orco.

Se ne stette, se ne godette,
A me nulla mi dette.
Fírenze.

Riflessioni sulla storia

Jamila: è una storia toscana
Alice: doveva andare a scuola
Rossella: era saluto su un albero
Eleonora: di fichi
Olga: lo mette nel sacco e lo porta a casa sua perché voleva mangiarlo
Rossella: Buchettino era furbo
Francesco P.: aveva un coltello e si va a nascondere sul tetto
Alice: l’orco crede di mangiare Buchettino
Francesco P.: ma mangia sua moglie
Rossella: l’orco vuole salire sul tetto per mangiarlo
Alice: l’orco cadò giù e muore, Buchettino era più furbo
Martina: l’hanno chiamato Buchettino perché era piccolo
Francesco P.: come un buco
Matteo C.: l’orco è cattivo

Lorenzo: E' una storia toscana , lo capisco dalle parole dell'orco
Matilde: E' una storia italiana
Chiara: E' un bambino, andava sul fico dell'albero
Riccardo: Andava a scuola ,vuole mangiare i fichi ma spunta l'orco

Matteo B.: L'orco ha fame
Annalisa: L'orco lo prende e lo mette in un sacchetto
Chiara: Gli chiede se li da un fico
Alessandro: E' shereck, ma è un orco cattivo
Ferdinando: Dammelo con la tua mano
Iassem: Tira fuori la mano
Michel: Lo porta nella casa dell'orco
Gilda: Dice a sua moglie di farlo arrosto
Selene: Buchettino è dentro un sacco
Jassem: Rompe il sacchetto e scappa
Sonia: Rompe il sacco con un coltello
Francesco: Rompe il sacco
Annalisa: Dammi i fichi
Michel: Va nell'orto e si mette a mangiare i fichi
Francesca: Ripassa Buchettino dall'orto dell'orco
Alessandro: arriva l'orco
Selene: E' grosso l'orco
Jastin: muore l'orco
Fabio: cade e muore
Annalisa: i cattivi perdono sempre
Chiara: L'orco è proprio ton tolone


PERCHE’ L’ORCO E’ SEMPRE CATTIVO?

Francesca P.: dalla faccia
Eleonora: ha i denti piccoli

CHI VINCE?

Francesca: i buoni
Jacopo: il più furbo
Francesco P.: Ercole è intelligente

AVETE MAI VISTO UN FICO?

Asia: io li ho mangiati
Jacopo: sono rotondi
Daniele: come le mele
Andrea: io non li ho visti
Eleonora: crescono nell’albero e sono marroncini
Francesco R.: io li ho visti ma non li ho mangiati
Jamila: a casa del mio nonno c’è un albero
Francesco P.: si comprano al mercarto

 
VI E’ PIACIUTO L’ORCO?Daniele: a me si, Buchettino era furbo, l’orco era grandeMatteo T: Buchettino era piccinoRossella: l’orco era pesante la scala si rovesciava, Buchettino era leggeroAndrea: mi è piaciuto perché ha fatto la scala di bicchieriFrancesco P.: mi è piaciuto quando buchettino dice che mangiava la sua moglie
COME PUO’ ESSERE L’ORCOFrancesco P.: brutto, dalla faccia cattiva, con la barbaRossella: grosso e pesanteAndrea: i piedi grandiRossella: la barba arancioneFrancesco R.: il cappello e i pantaloni da vecchio, i capelli marroniFrancesco P.: le mani grandi e gli occhi neriMichelle: ha i dentini grandi
PERCHE’ E’ CATTIVOFrancesco P.: perché vuole mangiare tantoRossella: perché vuole mangiare buchettino
QUANDO QUALCUNO E’ CATTIVO?Francesco P.: quando picchiaFrancesco R.: quando urlaFrancesco P.: quando non ascolta le maestre e quando uno parla e l’altro chiaccheraFrancesco R.: quando rubano le cose o quando uno parla e l’altro chiaccheraMatteo T.: quando tira la sabbia
CONOSCETE PERSONE CATTIVEFrancesco P.: mia sorella si arrabbia per ogni cosaAndrea: la mia sorella non è cattiva (non ha sorelle)

PER ESSERE BUONI COSA BISOGNA FARE...A SCUOLADaniele: giocare con le costruzioni insiemeFrancesco P.: essere amici di tuttiMichelle: volersi beneFrancesco R.: non dire parolacceRossella: imparareFrancesco R.: imparare a giocare beneCarlotta: ascoltare
FUORIFrancesco P.: dare sempre la manoVittorio: fare le bolleMatteo T.: camminare sul marciapiedeOlga.: attraversare sulle righeFrancesco R.: non aprire gli sportelli quando papà guidaGiulio: guardare da tutte e due le parti
A CASAAndrea: fare i compitiOlga: le palline sono rovesciate tutte sotto il letto e io le ho raccattate

venerdì 9 marzo 2012

     Riflessioni sulla favola

     "La cicala e la formica"


Racconto di Esopo

Esopo, antico poeta greco,racconta che la cicala spensierata si godeva le belle giornate estive cantando, nonostante le infaticabili e previdenti formiche la incitassero a prepararsi al futuro freddo invernale. La cicala non era interessata ai consigli della formica e continuava a cantare suonando la sua chitarra.Così con l'arrivo dell'inverno si ritrovò senza una casa in cui rifugiarsi e non aveva niente da mangiare.
La formica ,intanto, se ne stava al calduccio nella sua tana e si gustava tutta contenta il cibo che aveva raccolto durante la bella stagione.
Quando ormai la neve aveva ricoperto tutto il paesaggio, la cicala andò dalla formica per chiedere conforto e cibo, ma essa la scacciò e così rimase da sola a risolvere i suoi problemi.

Gianni Rodari pensa così:

Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l'avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala.

E tu da che parte stai?

Alcuni bambini di I A affermano : ha ragione la formica perchè lei ha lavorato sodo per tutta l'estate,ha pensato alla casa e a procurarsi  il cibo per l'inverno, mentre la cicala cantava e si riposava e ,quindi, è giusto che la formica non le dia niente della sua scorta.

Altri bambini di I B pensano: la cicala non è soltanto una perditempo, con il suo canto ha donato gioia e allegria, facendo volare tutti sulle ali della fantasia.

Un terzo gruppo di entrambe le classi ritiene :la formica avrebbe dovuto non solo lavorare, ma anche riposarsi,e fermarsi ad ascoltare la musica della cicala, la quale avrebbe dovuto cantare, ma dedicare anche un po' del suo tempo a prepararsi al freddo dell'inverno, che sarebbe sicuramente arrivato.


Un piccolo gruppo sostienela formica ha ragione, però avrebbe dovuto dare ugualmente un po' del suo cibo alla cicala e perdonarla, perchè è tanto bello essere buoni ed aiutare chi è in difficoltà! 


            GIOCHIAMO INSIEME

  






















Classi I A - I B -Scuola Primaria via Mascagni

mercoledì 22 febbraio 2012

Visita alla Biblioteca Chelliana


Scuola dell'infanzia di via Mazzini

martedì 21 febbraio 2012

Il gallo coraggioso (Romania)

Scuola dell'infanzia di via MazziniC’era una volta, tanto tanto tempo fa, un vecchio contadino povero, ma così povero, che non aveva di che sfamarsi.
Gli era rimasto solo un gallo a fargli compagnia, ma l’uomo lo considerava un peso e si lamentava continuamente:
- Almeno fosse una gallina, potrei avere le uova, ma un gallo non serve proprio a niente…..
Un giorno il gallo, sempre più umiliato e amareggiato dalle parole del padrone, decise di rendersi utile e di dimostrare il suo ingegno.
Così si mise in cammino verso il villaggio.
Sulla strada vide un sacchettino e lo raccolse con il becco. Quale fu la sua meraviglia quando si accorse che conteneva tante monete d’oro!
Tutto contento si mise a svolazzare verso casa per portare il tesoro al suo padrone. Ma, lungo il tragitto, fu assalito da due briganti che gli rubarono le monete d’oro e gettarono il gallo in un pozzo profondo.
Lo sfortunato non si perse d’animo, bevve tutta l’acqua del pozzo, così potè uscire, si mise all’inseguimento ma riuscì a raggiungere i ladri.
Questi lo catturarono di nuovo e questa volta lo gettarono nel fuoco di un camino.
L’animale non si perse d’animo e si salvò sputando sulle fiamme tutta l’acqua che aveva inghiottito prima. E caparbiamente si mise ancora alla ricerca del suo tesoro e all’inseguimento dei malandrini.
Allora i ladri, per toglierselo di torno una volta per tutte, lo legarono ben bene e lo rinchiusero dentro una grotta: era il loro covo ed era piena di monete d’oro.
Appena fu solo, l’intrepido animale riuscì a liberarsi, ingoiò buona parte delle monete d’oro e ritornò dal suo padrone.
Fu accolto con tutti gli onori e da quel giorno il contadino lo trattò finalmente come il suo amico più prezioso.
DI COSA PARLA LA STORIA?

Mirko: Parla di un gallo che trova delle monete d’oro
Gilda: Parla di un contadino, era povero e non aveva niente
Chiara: Il ricco ha tanti soldi e la casa più bella
Matteo C.: Il gallo non serviva a niente
Chiara: Al massimo serve a svegliarlo la mattina….. vuole rendersi utile
Benedetta: Va per la strada e raccoglie un sacchetto
Eleonora: Col becco perché non ha le mani
Jacopo: Le monete che ha ingoiato come le fa a sputare?
Ferdinando: Dal sedere

COSA COMPRERESTI?
Gilda: Avrei comprato delle scarpe
Matteo T.: Ci avrei farro la spesa
Matteo C.: Una moto da cross
Alice: Io una banana
Asia: Un gioco
Jacopo: Una moto
Ferdinando: Scarpe da ginnastica
Marua: Un gatto
Jamila: Le userei per comprare le cose di cui ho bisogno
Matteo C: Una casa a Roma perchè li ci abita mio fratello
Andrea: Se trovo delle monete d’oro comprerei un giocattolino, una macchina
Fabio: Io compro delle uova
Mirco: Li porto a casa e li metto nel salvadanaio
Daniele: Ci compro vestiti
Mathias: Io li do al mio babbo
Noemi: non saprei cosa fare
Massimo: io mi comprerei un gelato
Selene: Li do a mamma
Olga. Non lo so, forse li darei a mamma
Alessandro: Ci compro tanti giocattoli
Rossella: Potrei comprare qualcosa, delle scarpe, dei vestiti
Jessica: Io comprerei una bambola
Mattia: io ci farei una casa
Carlotta : Ci pago le cose che compro, una mela
Alessia: Io compro un treno
Aymen: Io niente
Lorenzo: Io li metterei nel salvadanaio
Yasser: Ci comprerei un gallo
Francesco P. : Un nano da giardino
Sara: Ci comprerei la cioccolata
Giulio: Un treno
Lavinia: Una casa rosa
Fatima: Io giocattoli
Matilde: Io comprerei una scimmia perché mangia le banane e a me piacciono le banane
SECONDO VOI CHI LE HA PERSE LE MONETE
Gilda: Forse i briganti
Ferdinando: Forse un signore che le doveva dare a qualcuno in cambio di qualcosa
Jamila: se si trovano si devono restituire
Jacopo: si possono metter i cartelli da tutte le parti
Gilda: però poi vengono tutti perché le monete le vogliono tutti
Jacopo: Si va dalla polizia quando si perde qualcosa
Lavinia:i briganti sono ladri

COSA COMPRA IL CONTADINO CON L’ORO
Chiara: il latte per la mattina e tutto quello che gli serve
Matteo C.: La casa ci compra …. Io sempre il pane compro perché lo mangio con tutto
Jamila:  compra il gelato
Vittorio:  compra un cioccolatino per dopo cena
Lavinia: la pasta
Benedetta: carote, patate, patatine e ketchup
Yasser: le zucchine
Matteo T.: il cacomero






sabato 4 febbraio 2012

UN ORCIO PIENO D’ORO (Marocco)

Scuola dell'infanzia di via Mazzini
Nel villaggio circondato dalle montagne vivevano un contadino con i suoi tre figli.
Il padre si svegliava all’alba e lavorava nei campi fino al tramonto, mentre i figli passavano le loro giornate senza far niente.
Un giorno il padre si ammalò e così nessuno più lavorava la terra, che diventava ogni giorno sempre più arida e incolta.
I figli cominciarono a preoccuparsi:
- Come faremo a vivere? disse il maggiore.
- Chi lavorerà la terra? si lamentò quello di mezzo.
- Che cosa mangeremo? si disperò il minore.
Prima di morire, il padre li chiamò tutti vicino a sé e disse loro:
- Non preoccupatevi per il futuro. Ho nascosto nella terra un orcio pieno di monete d’oro. Se scavate ben bene lo troverete.
Dopo la morte del madre, i tre figli cominciarono a zappare sempre più in profondità alla ricerca dell’orcio pieno d’oro.
Scavarono un giorno, scavarono due giorni, tre giorni…. ma non trovarono niente.
- Ormai abbiamo scavato più della metà del campo, finiamo il lavoro, propose il fratello più grande.
Così fecero, ma non trovarono niente.
- Visto che abbiamo zappato, proviamo a coltivare il terreno, disse allora il fratello di mezzo.
Seminarono, innaffiarono, raccolsero i frutti e il grano.
- Andiamo a vendere al mercato una parte del raccolto, suggerì il fratello minore.
E così fecero.
Tornarono a casa con un bel gruzzolo e finalmente capirono la lezione che il padre aveva voluto dare loro.
- Adesso abbiamo capito perché nostro padre ha detto che nella terra c’era sepolto dell’oro, dissero tutti insieme.
Da quel giorno lavorarono la terra come aveva sempre fatto il padre, ne raccolsero i frutti e vissero in pace con le loro famiglie.


RIFLESSIONI SULLA STORIA
MIRCO - I PERSONAGGI SONO TRE BAMBINI
CHIARA - ILCONTADINO SCAVA LA TERRA CON LA PALA
BENEDETTA - IL MIO NONNO VA IN CAMPAGNA
CHIARA - COLTIVA LE VERDURE
LAVINIA - COLTIVA I FRUTTI
ANNALISA - COLTIVA IL GRANO, LE GALLINE FANNO LE UOVA, NOI LE COMPRIAMO AL SUPERMERCATO E LA MAMMA DA I SOLDI, PURE QUELLO DOVE LAVORA MAMMA CI DA I SOLDI
CHIARA - I FIGLI ERANO UN PO VAGABONDI
ANNALISA - ERANO BIRBONI
MIRCO - HA NASCOSTO DELLE MONETE SOTTOTERRA E I FIGLI COMINCIARONO A SCAVARE LA TERRA PER TROVARE IL PENTOLONE PIENO DI SOLDI NON LO TROVARONO PERCHE' NON AVEVANO CERCATO BENE
CHIARA - NON LI AVEVA NASCOSTI PER DAVVERO, VOLEVA INSEGNARE AI FIGLI CHE LO DOVEVANO AIUTARE E NON DOVEVANO ESSSERE VAGABONDI
MIRCO - VENDEVANO TUTTO QUELLO CHE ERA NELLA TERRA
ANNALISA - PER ANDARE AL SUPERMERCATO CI VUOLE LA MACCHINA
MATTEO B. - I SOLDI AL MIO BABBO E ALLA MIA MAMMA LI DA' IL LAVOROMATTEO C. - LA MIA MAMMA MI DA' LA PAGHETTA
CHIARA - NOI NON PAGHIAMO LO STIPENDIO E NEMMENO LO PRENDIAMO
ALICE - IO PRENDO UNO DI PAGHETTA
FANCESCO P. - IL BABBO LAVORAVA E I TRE FIGLI NON FACEVANO NIENTE, POI IL PAPA' STAVA MORENDO
RICCARDO - I RAGAZZI SCAVANO UN GIORNO, DUE GIORNI E NON TROVANO UN CAVOLO DI NIENTE
ROSSELLA - SCAVANO TUTTO IL CAMPO E NON TROVANO NIENTE
DANIELE - LA TERRA L' HANNO ZAPPATA TUTTA MA NON TROVANO NULLA
FERDINANDO - POI VANNO A PRENDERE I SEMINI PER LA TERRA
RICCARDO - PER FAR CRESCERE UNA PIANTA, UN ALBERO SI DA' L'ACQUA
FRANCESCO P. - POI CRESCONO LE PIANTE E RACCOLGONO I FRUTTI E LI VANNO A VENDERE AL MERCATO, PRENDERANNO DEI SOLDI
GILDA - IL BABBO LAVORAVA L' ORTO, MA I FIGLI NON FACEVANO NIENTE
MATTIA - IL FRATELLO GRANDE DICE DI CONTINUARE A SCAVARE
SONIA - POI CI METTONO I SEMI NELLA TERRA
RICCARDO - IO CONOSCO ALTRE STORIE SIMILI, MA ANCORA PIU' BELLE
DANIELE - ZAPPIAMO TUTTI INSIEME
RICCARDO - POI FACCIAMO LE BUCHETTE PER METTERE I SEMI
BIANCA - ANCHE IO METTO I SEMINI
LORENZO - IO HO SEMINATO LE FRAGOLE
RICCARDO - IO HO SEMINATO I COCOMERI
JASSER - IO HO SEMINATO LA ZUCCA
LORENZO - BISOGNA LAVORARE PER GUADAGNARE
FERDINANDO - BISOGNA ASCOLTARE LE MAESTRE
ROSSELLA - NON SI DEVE ESSERE VAGABONDI
MARTINA - DOPO CHE HANNO LAVORATO HANNO GUADAGNATO, ANCHE A SCUOLA SI LAVORA
JAMILA - ANCHE A SCUOLA DOBBIAMO LAVORARE E STARE ATTENTI
COSA VUOI FARE DA GRANDE?
MATTEO C. - ADDESTRARE GLI ANIMALI
CHIARA - LAVORARE AL CIRCO E ANCHE LA BALLERINA
MATTEO B. - IL PALEONTOLOGO, E' QUELLO CHE SCAVA LE OSSA DEGLI ANIMALI
MATTEO T. - IL POLIZIOTTO
ELEONORA - L' ELEFANTE

venerdì 3 febbraio 2012

HEINA E IL MOSTRO ( Marocco)

Lettura della storia nell'ambito del progetto sulla biblioteca con sfondo integratore l'intecultura
Scuola dell'infanzia di via Mazzini

Tanto tempo fa, nei villaggi in mezzo al deserto, c’era un terribile mostro che passava tra gli uomini seminando paura e terrore. Il suo nome era Ghol, era in grado di prendere forme e aspetti diversi, tutti terrificanti e imprevedibili. Nel villaggio abitava una famiglia di contadini, molto povera e con tanti figli. La più piccola si chiamava Haina, era bellissima, dolce e gentile con tutti. Haina andava ogni giorno a raccogliere legna con i fratelli e con Karim che era il suo amico del cuore.
Cantavano, giocavano, correvano con i piccoli fennec, le volpi del deserto e tornavano sempre prima che facesse buio.
Un giorno, come sempre al calar del sole, Haina si incamminò verso casa con la sua fascina di legna sulla schiena, ma, strada facendo, si accorse che il peso aumentava sempre di più e che faceva fatica a stare al passo con Karim e i suoi fratelli.
Si fermò varie volte a riposare,finchè si accorse con terrore che la legna aveva preso le forme del terribile mostro.
Con un sibilo agghiacciante il Ghol rapì Haina e la portò lontano, lontano, attraverso le sette colline, fino ad arrivare al suo castello nella valle senza luce.
Haina si risvegliò disperata nella casa del mostro e, da quel momento, cominciò a pensare al modo per fuggire e tornare a casa.
Ma ogni soluzione sembrava impossibile e ogni strada senza via d’uscita.
Tutti gli oggetti nella casa del Ghol potevano osservare e controllare ogni suo movimento e andavano a riferire al mostro tutto quello che avevano visto.
Al villaggio intanto Karim e i fratelli di Haina si disperavano e pensavano anche loro al modo per liberarla.
Karim e Haina si conoscevano fin da bambini, erano cresciuti insieme e si volevano un gran bene. Avevano un loro segreto: potevano comunicare a distanza con la sola forza del pensiero.
Un giorno Karim andò a chiedere consiglio all’anziana del villaggio, le raccontò del rapimento di Haina e le confidò anche il loro segreto.
La vecchia lo ascoltò e poi gli disse:
“Ricorda Karim, il Ghol dorme un’intera settimana e sta sveglio la settimana dopo. Devi cercare di liberare Haina nella settimana del sonno. Prima però dovete spargere del sale su tutti gli oggetti che si trovano nel castello, così non potranno più né vedere né parlare”.
Karim riuscì a trasmettere a Haina il messaggio della nonna e la bambina seguì le istruzioni con cura.
Aspettò che il Ghol si addormentasse, sparse il sale sugli oggetti e, con l’aiuto di Karim, riuscì a fuggire dal palazzo del mostro e tornare al villaggio.
Da quel giorno Haina e Karim divennero ancora più inseparabili e la loro amicizia durò per tutta la vita.

RIFLESSIONI SULLA STORIA
Riccardo: A me fanno paura i fantasmi e gli zombi, non li vedo ma faccio un sogno e del buio anche quando sono solo, fulmini e tuoni
Matteo B. : Ho paura dei serpenti
Francesco: Serpenti e mostri
Gilda: Il coccodrillo
Asia: il fantasma lo vedo nel letto
Jamila: Paura del buio
Gilda: I tuoni
Francesco P. : Era cattivo e brutto, la faccia aveva i peli, era rosso con i denti affilati, occhi piccoli capelli gialli e mani affilati
Matteo B.: Il mostro era nero, capelli rossi occhi bianchi e orecchie a punta alto con le braccia corte
Riccardo: Aveva anche un castello era super brutto perchè si trasformava in cose brutte: un fantasma come quello di Ben 10
Alessandro: Era brutto perchè viveva nel buio senza lampadina però nemmeno nei bagni ha la luce
Vittorio: Aveva le braccia lunghe i denti affilati gli occhi brutti alto e nero, le gambe lunghe
Eleonora: Nero, grande, capelli gialli, occhi rossi e bocca gialla
Alessandro: Il mio babbo mi mette in punizione quando faccio i dispetti a Gabri
Francesco P. : Il sale nell'Africa è magico
Alice: Il sangue è dei vampiri
Asia: Mi fa paura il serpente
Olga: Le sorelle di Cenerentola
Daniele: Il mostro poteva cambiare forma quando voleva
Lavinia: Poteva prendere brutte forme
Lorenzo Gr. : Nel deserto ci sono i cammelli
Andrea: Come la mano mostro
Rosati : La porta nel castello buio senza luce
Chiara: Il mostro dorme per una settimana
Mattia : Blù con la bocca apertaLorenzo: Lo disegno con due colori
Riccardo: Aveva anche un castello era super brutto perchè si trasformava in cose brutte: un fantasma come quello di Ben 10
Alessandro: Era brutto perchè viveva nel buio senza lampadina però nemmeno nei bagni ha la luce
Vittorio: Aveva le braccia lunghe i denti affilati gli occhi brutti alto e nero, le gambe lunghe
Eleonora: Nero, grande, capelli gialli, occhi rossi e bocca gialla
Alessandro: Il mio babbo mi mette in punizione quando faccio i dispetti a Gabri
Francesco P. : Il sale nell'Africa è magico
Alice: Il sangue è dei vampiri
Asia: Mi fa paura il serpente
Olga: Le sorelle di Cenerentola
Daniele: Il mostro poteva cambiare forma quando voleva
Lavinia: Poteva prendere brutte forme
Lorenzo Gr. : Nel deserto ci sono i cammelli
Andrea: Come la mano mostro
Rosati : La porta nel castello buio senza luce
Chiara: Il mostro dorme per una settimana
Lorenzo: Gli dice di spargere del sale col pensiero
Mattia: Il mostro è brutto e cattivo
Ferdinando: Feroce arrabbiato e con i denti a punta
Daniele: Pericoloso
Federico: A me fa tanta paura perchè è cattivo
Yassen: Nero
Mattia : Blù con la bocca aperta
Matthias: Scuro e peloso
Lorenzo: Lo disegno con due colori
Matte C.: Con tutti gli spini
Noemi: Con le unghia lunghe
Jastine: Mi fanno paura i tuoni
Sofia: A me fMatthias: Scuro e peloso
Noemi: Con le unghia lunghe
Matte C.: Con tutti gli spini
Jastine: Mi fanno paura i tuoni
Sofia: A me fanno paura i lampi e anche il mostro un sogno e del buio anche quando sono solo, fulmini e tuoni
Matteo B. : Ho paura dei serpenti
Francesco: Serpenti e mostri
Gilda: Il coccodrillo
Asia: il fantasma lo vedo nel letto
Jamila: Paura del buio
Gilda: I tuoni
Francesco P. : Era cattivo e brutto, la faccia aveva i peli, era rosso con i denti affilati, occhi piccoli capelli gialli e mani affilati
Matteo B.: Il mostro era nero, capelli rossi occhi bianchi e orecchie a punta alto con le braccia corte anno paura i lampi e anche il mostro